lunedì 5 luglio 2010

GF FAUSTO COPPI 2010

Io non so parlar d'amore l'emozione non ha voce E mi manca un po' il respiro…. ( Canzone di Celentano)


Descrivere quello che ho provato e vissuto ieri è difficile, mille emozioni mi hanno travolto, spero che il mio racconto possa in qualche modo riuscire a farvi vivere anche solo una piccola parte di quello che io ma penso anche il Pres e Mauro abbiamo vissuto.

Arriviamo a Cuneo in camper un po’ tardi, le indicazioni non sono bellissime e cosi percorro la strada che conosco quella che facevo nel lontano 1987 quando ero a Fossano. Comincia l’avventura passando per ALBA. Prima di parcheggiare andiamo a ritirare le buste. Io per problemi di parcheggio aspetto i due sul mezzo. Arrivati, scendiamo nel posto adibito a camper e parcheggiamo. Ci diamo una rinfrescata veloce e saliamo a piedi in centro per cercare una “risteria pizzorante” per la cena. Entriamo in piazza Galimberti, e già lì il pensiero di partire e arrivare in una piazza cosi bella mette i brividi. Prendiamo la prima via a caso e troviamo due dolci signore che ci portano da un parente per la cena: Pizzeria da Gennaro. era proprio un parente e alla domanda dove possiamo andare a mangiare la prima risposta è stata “dietro sulla parallela ci sono tanti locali” ma poi “ah da Gennaro è qui vicino” si ma dalla parte opposta ma a 200 mt). Cena simil ciclista, abbiamo ordinato pasta in bianco e pizza con acqua e un bicchiere di Vino rosso. Passeggiata in piazza dove davano pizza a 5 euro ai ciclisti (previa coda di minuti in piedi ad aspettare) Torniamo al camper e prepariamo i vestiti e i numeri sulla maglia, subito dopo tutti a nanna.

Sveglia alle 5.30, colazione come si deve e preparazione. Siamo in griglia 15 minuti della partenza, ma siamo nell’ultima griglia, ma proprio ultima e dietro di noi il vuoto. No problem. Noi dobbiamo solo finirla per il prestigio.

Si parte e uscendo da Cuneo ci sono i primi grovigli, addirittura una caduta alla velocità di 20 km/h: diciamo una partenza soft. Appena fuori cuneo si comincia a mulinare e qui risaliamo alcune posizioni. Prime impressioni: meglio partire più avanti possibile, qui le persone non tengono la scia quindi tu sei all’aria, anche se ti trovi a metà gruppo, quello davanti ha paura a stare dietro e cosi si mettono di fianco, ma non ti danno spazio per farti sotto. ad uno l’ho anche detto ma come se non sentisse) Dopo 16 km arriviamo al bivio, curva a gomito verso l’ignoto! Ci ritroviamo davanti e cosi cominciamo a tirare. Dopo circa 2 km si comincia a salire. Questa è una salita corta ma tosta. Ecco sotto la descrizione presa dal sito della Fausto Coppi.

Questa salita dimostra che la matematica è un’opinione, altrimenti non si spiegherebbe la fatica che sarà necessario spendere per domarla. Il trucco è che ha due porzioni nettamente distinte.Dal suo abbrivio a Valgrana al cambio di pendenza è pura accademia (2%), ma dall’abitato di S. Giorgio in poi, ci sono 2,7 km implacabili al 9,6% medio con molti passaggi oltre il 10%, ed un finale in continua progressione fin poco oltre il 14%. Strada ampia, tornanti in serie, asfalto ottimo e gambe fresche possono tradire chi si sente in grado di “tirare” 2 denti in meno, il mio consiglio è diametralmente opposto: agganciate la corona più agile che avete, ne caverete massimo profitto più tardi, la Coppi è lunga 200 km. e le gambe sono gli unici pistoni che avete!

Eccoci in vetta, la salita è fatta sotto controllo, saliamo agili senza strafare, recuperiamo anche qui posizioni n cima ci buttiamo in discesa e cosi ci troviamo in un gruppo ben nutrito. La velocità non è altissima, il primo tira, il secondo invece molla e cosi avviso il Pres che vado avanti ,mi metto a tirare il gruppo e qui seconda emozione, passiamo per ROSSANA ci stiamo avvicinando al colletto di Rossana, sono davanti a tirare con il paese che la mia biondina si è comperato. Mi sposto siamo vicini ad un altro gruppo tocca al Pres che tira portandoci sotto. Affrontiamo il colletto piccolo ma sempre rivolto verso l’alto ecco la descrizione sempre dal sito.

Il diminutivo colletta non è casuale, è in effetti quasi solo una formalità, per quanto qualcuno perderà ruota lo stesso e comincerà a capire che, forse, il consiglio precedente sarebbe stato meglio attuarlo oltre che leggerlo. Quindi, anche qui è bene non strafare, dato che le pendenze “morbide” spesso inducono a ciò. Stare nel mucchio e ben coperti è una saggia tattica che aiuterà i meno forti di gambe ma più nel cervello. Una curiosità: scesi da Montemale in Dronero si arriva su una rotonda,ebbene, questa è a q. 617, la stessa quota Colletta, tutti i metri che da lì discenderete saranno ricolmati scalando questo basso valico verso la Val Varaita.

Saliamo anche qui bene sempre tutto sotto controllo, in discesa becchiamo un treno impressionante tiravano anche a 55 km/h i compagni di viaggio ora sono un po’ più veloci e stare dietro in fila è una goduria. Dopo qualche chilometro, la strada comincia in falso piano, la velocità cala ma restiamo sempre oltre ai 30. Eccoci a Sampeyre, e dopo alcuni km inizia l’ascesa ai 2284 mt del colle. Riporto la descrizione che rispecchia in pieno la salita, anche se su cicloturismo sembrava invece una passeggiata.


È il primo dei due “salitoni”, ben conosciuto dai “Coppisti” se vista dall’alto verso il basso, molto meno all’incontrario. La caratteristica buona di questo versante è l’atipica regolarità per una salita alpina, quella negativa è la media espressa: 8%, Più duro subito, nel sottobosco, dove le pendenze non lesinano il 10% e oltre, fino al 13%, poi è un lento calvario giocato tra il 7,6% e il 9,2%, rarissimi i tratti sotto il 7%, pochi oltre il 10%. Il tutto rapportato a più di 16 km trasformano questa salita in un pugile che ti stronca col lavoro ai fianchi. Qui se la caveranno bene gli scalatori di “passo”, quelli che non tenteranno di strappare quella mezza pedalata in più dalle loro gambe, magari risparmiata per il Vallone di Marmora, ed in cima si tireranno le prime somme sulle proprie capacità e possibilità.

Ai piedi della salita il primo Ristoro, scarno, molto scarno. Prendiamo la strada che sale tra il bosco e il Pres è in crisi, io sono lì con lui, poco sopra il Tuttologo ci aspetta, e cosi saliamo tutti assieme. E’ veramente dura e il caldo fa anche la sua parte. A metà salita una fontanella, ci fermiamo riempiamo le borracce ci bagniamo e ripartiamo. Passa la crisi al Pres, e viene a me ma si sale, riusciamo a chiacchierare, siamo concentrati e saliamo piano piano:eccoci in vetta, anche qui ristoro scarno , acqua, toilette, e giù in picchiata. Paesaggi fantastici, ma non abbiamo tempo per guardare concentrati sulla strada stretta e via: come il solito in discesa non c’è né per nessuno. Arriviamo assieme io e il Tuttologo mentre il Pres come sempre ci precede ci attende nel falsopiano in basso. In discesa perdo la borraccia e per fortuna non intralcio Domenico che mi è dietro. Siamo in un gruppo arriviamo al bivio, giriamo a Sx si comincia il terribile Fauniera o Colle dei MORTI. Ecco la descrizione di questo mostro che è più duro di quello descritto. In alcuni tratti ci sono dei muri di 10-20 mt da fare sui pedali che ti stroncano il ritmo, i battiti schizzano in soglia e dopo ci si risiede e si fatica in salita ancora.

Questo versante di scalata al Cle. Dei Morti/Fauniera è la più rilevante novità tecnica della Coppi 2006. Tanto per cominciare come tipologia d’ascesa è diametralmente opposta alla precedente, presenta una lunghezza notevole, una irregolarità continua, lunghi tratti senza tornanti (all’inizio e a tre quarti), ed improvvise porzioni del tutto attorcigliate su se stesse (a metà), cambi continui ambientali, dal vallone chiuso e roccioso dell’inizio, ai pascoli subito dopo, alle abetaie tra i tornanti e all’asprezza dell’alpe nel finale, non mancano scoiattoli e marmotte. Tutto ciò la rende tra le salite più belle ed amate del cuneese. Chi ne avrà ancora, qui potrà dar fondo alle proprie forze, dato che l’ascesa si alterna tra tutta la gamma di pendenze possibili, spiani compresi e anche perché espone a Nord, evitando così che nelle ore più calde non si abbia a patire di troppa calura. Pur essendo sempre una salita alpina a tutti gli effetti, nell’insieme non è particolarmente aspra, però giunge dopo molti metri di dislivello già pedalati che, in cima, non saranno ancora del tutto colmati.

Questa salita, per me, diventa un calvario. Non ci sono con la testa, le gambe mi fanno male, i battiti sono bassi ma per stanchezza, forse riuscirei anche da spingere di più, ma già al secondo km comincio a pensare “dai che ne mancano solo 22” I miei compagni mi assistono , delle volte mi staccano e si prendono qualche metro cosi posso maledirmi senza farsi sentire. I paesaggi cambiamo, è veramente uno spettacolo, siamo in vetta, al colle Esichie, lungo la salita ci sono cartelli che segnalano i km che mancano e la pendenza, ma dentro di me so che dopo mancheranno ancora 2-3 km. Infatti in cima la strada si divide a sx, si scende, a dx invece si sale verso il Colle dei Morti. Qui siamo a 2480 mt, c’è la neve, il Pres ha rallentato e assieme arriviamo alla cima Coppi di questa gara. Un centinaio di metri prima un gruppo di persone ci incitano ci danno un 5 qui mi prende l’emozione, sento di aver compiuto un’impresa, due anni fa ero 97 kg e in bici andavo per prendere il pane il sabato mattina. Altro Ristoro e come sempre scarno. Ci vestiamo il Pres mi fa le raccomandazioni, “ attento in discesa sei stanco ti spettiamo giù” . Saluto e via in picchiata, e anche in questa nessuno mi passa. Siamo in Valle, ho raggiunto i miei due compagni che hanno rallentato, la calura adesso si sente, è come andare incontro ad un phon acceso. C’è un tratto in falso piano e alcuni strappetti, sono quasi frustato, uno lo prendo con il rapportone. Devo tirare il fiato e recuperare. Ci avviciniamo all’ultima salita, c’è qualcosa che non va, sento rumori strani sulla bici, sembra la forcella, il Tuttologo mi affianca e mi fa spostare la borraccia dietro, sembra passato, eccoci Madonna del Colletto, salita “bastarda” (scusate il termine ma ci stava) la descrizione è perfetta.

E’ la salita più insidiosa di tutte, dato che all’abbrivio le energie residue comanderanno le vostre sensazioni personali. Ultima scalata della Coppi e certamente più dura e difficile della prima: Montemale. Molto irregolare grazie alla “premiata ditta”: Strappi & Spiani, proprio quando invece non si vede l’ora di poter salire con un passo decente o per quel che resta, al contrario ti costringe sempre a cambi di ritmo proprio quando ne faresti volentieri a meno. La sua fase più ostica è quella centrale che regala il 13% poco prima dell’unica borgata sulla via (con fontana a sx), ottima scusa per rifiatare. E’ questa salita che da il vero metro delle vostre forze e delle personali capacità di gestione dello sforzo fin lì profuso, se ne avrete ancora sarete stati grandi ed è il momento di gettare il cuore oltre l’ostacolo fin da subito, se invece sarete cotti come pere (quasi tutti), in cima al Colletto la Madonna la vedrete per davvero, ma ormai Piazza Galimberti vi attende.

Con le forze al lumicino saliamo, loro sempre di davanti a 50 mt, arriviamo a metà devo prendere l’acqua e scendendo dalla bici trovo il guaio: la sella si è svitata, va su e giù. Chiedo a tutti nessuno ha una brugola, chiedo al ciclista non in corsa del posto che è lì a dare consigli tipo “ dai che è finita dopo spiana” sì, dopo la vetta però. Ci voleva anche questa, spero di arrivare al traguardo, poi ecco che un altro signore dal piccolo borgo, chiedo a lui e lo seguo,mi ha regalato la chiave a brugola: Grazie mio eroe! Riprendiamo la tragica salita, ormai siamo alla fine, calcolo i km ancora tre, ancora due ma sono in vetta, per aiutarmi mentalmente aggiungo sempre qualcosa in più! Mentre prendo dell’acqua all’ultimo ristoro, molto scarno, ci dicono che la discesa è pericolosa, di stare attenti un paio sono caduti ed uno è stato addirittura intubato. Come il solito loro vanno ed io scendo al mio passo, Ho paura di cadere, non mi sento tranquillo e scendo cosi a piano che due ciclisti mi sorpassano. Arrivo in fondo, siamo in 6-7 cominciamo a tirare. Andiamo a 40 km/h, tocca al secondo e la velocità scende, cosi passo avanti. Stringo i denti e tiro, la velocità è oltre 45, siamo in leggera discesa, da sotto l’ascella scopro che sono rimasto da solo, davanti a me ne vedo due sono a 200 mt giù un dente, mi bruciano le gambe ma spingo li raggiungo proprio mentre si danno il cambio, riesco ad agganciarmi ma restiamo in due ecco il gruppo “ riconosco la maglia del Pres e del Tuttologo” dai che ci sono! Mi metto dietro e comincio a respirare, siamo a 25 km dall’arrivo, un folto gruppo con dentro una decina di uomini di un team tedesco o comunque di Bolzano. Quelli davanti tirano dritto,non vedono le frecce della deviazione, fischiamo rallentiamo e cosi ci raggiungono. Adesso abbiamo davanti un’auto della direzione , ci scorterà al traguardo, ma non è finita. Davanti il treno di lingua tedesca sta andando ad oltre 40 km, ad un certo punto va davanti uno di loro che sembra proprio Jan Ullrich e comincia a menare a quasi 50. Dietro ne ha due poi Domenico e Pres, io sono un po’ più indietro. Due suoi amici fanno un buco, gli fischiano, io esco e altra menata per chiudere, riesco a prendere il gruppo, siamo in sei, adesso c’è davanti Domenico che tira a 45, mancano due kilometri, esce uno e lancia la volata, Domenica gli prende la ruota e noi dietro, curva a sx dopo 100 mt entriamo in piazza Galimberti, mi alzo sui pedali qualche metro prima dell’arrivo, è Finita!

Siamo arrivati 3 ore dopo il primo, siamo arrivati con una media appena sopra i 20 km/h ma vi posso garantire che queste emozioni mi accompagneranno per molto tempo e chissà , magari mi aiuteranno ad affrontare la prossima gara, La Pinarello.

3 commenti:

  1. caspita che racconto lungo,mi hai tenuto come al solito attaccato alo schermo,complimenti per le emozioni che hai provato e per il coraggio e la determinazione ad affrontare assieme le fatiche con gli amici che dai tuoi racconti mi sembra quasi di conoscere.
    ciao roby!!!

    RispondiElimina
  2. Ti capisco Massimo hai scritto un racconto che mi ha tenuto appiccicato allo schermo del PC,ma mi sembrava di pedalare al tuo fianco. Bravissimo,finire una gara del genere non è da tutti,il prestigio è sempre più vicino.
    Ciao Marco.

    RispondiElimina
  3. Grazie almeno per quei pochi lettori ufficiali che ho, il servizio cerco di farlo al meglio.
    In alcuni punti il pensiero era " chi c...o me lo ha fatto fare" ma alla fine non vedi l'ora di affontare un altra sfida con te stesso e la strada.

    RispondiElimina